GUERRA GUARANÍTICA

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A RESISTÊNCIA
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segunda-feira, 3 de março de 2025

LETTERA DEL 1908 - DON ANTONIO SEGANFREDDO GIÀ MALATO CHIEDE AIUTO

 

Carta  de Padre Antonio Seganfreddo enviada ao padre Domenico Vicentini então superior geral dos padres scalabrinianos em Piacenza- Itália.

Capoeiras 31 gennaio   1908

Molto Rev.mo P. Superiore Generale,

 Ho ricevuto la sua carissima(cartina) del 19 passato dicembre e subito rispondo. Le cavallette continuano l'opera di distruzione, bene inteso in quelle linee dove non vollero distruggerle quando erano piccole. Qui alla Capoeiras spinti i coloni,,  essi i  negozianti dall’Intendente e dal vecchio prete, il quale per tre intere settimane fu anche lui ad uccidere le cavallette lavorando ed incoraggiando gli altri, dirigendo da mane a sera i lavori fino a quasi completa distruzione, ed i danni  sono meschinissimi da non parlarne neppure . Non si sá poi quando avranno le ali che cosa faranno, perché, nelle linee 6 e 7 ovest dei polacchi e nell’ottavo del Novo Bassano degli italiani da Bergamo, i quali non vollero ucciderle a nessun patto, e ve ne sono  una quantità immensa e tutto è distrutto e divorato. Non trovando nulla da mangiare dove sono nate, passano saltellando da una linea all'altra e per dove passano, distruggono tutto anche da coloro che erano liberati da quelle che erano nate sulle loro colonie. Reverendissimo Superiore, c'è un affare che fa spavento e si teme un massacro tra i coloni pigri e coloro che hanno lavorato per la distruzione, e questi ultimi soffrono il danno per cagione della poltroneria degli altri. Mancano ancora più di venti giorni prima che le cavallette possano volare ed intanto distruggono intere linee lasciando i poveri coloni nella miseria e disperazione.

La stagione è in buone condizioni. Il mese di gennaio fu oltremodo piovoso; mentre scrivo sono le due dopo mezzogiorno e se voglio scrivere devo accendere il lume; c'è un tempaccio che viene dall’ovest con tuoni e lampi e si prevede un abbondante acquazzone. Noti però che il padre Giorgio è andato al Turvo e per ragion della fiumana non ha potuto ancora ritornare alla sede, e si trova colà fino dal 12 gennaio corrente mese, il Plata (fiume Prata) non dà passo.

Le ragioni principali della mia risoluzione di venire in Italia sono tre. La prima di tutte perché l’incomodo intestinale mi impedisce di andare a cavallo. Seconda: non mi ascoltano più e conoscendomi non vorrebbero darmi niente. Terza: ho troppi conoscenti, paesani e parenti, i quali mi incomodano sempre e poi sempre, recandomi disturbi, noie, affanni e quel che è più, danni e più danni. Tutti i giorni ho sempre visite di poveretti. L’anno passato si è fatto il possibile per alleviare le miserie altrui ed hanno capito che è una buona strada e continuano a venire. Io poi non son capace di dire no a nessuno, e così la faccenda non va tanto bene. Di più, per ragion delle cavallette son venuti più di un centinaio di Bulgari   fuggiti dalle loro desolate terre e questi sebbene lavorino, ma il lavoro non basta per tutti. Così le donne ed i piccoli vengono alle porte e non partono se prima non si dà loro da mangiare, Per questo sarebbe poca cosa, se i coloni dessero al curato la giusta mercede; ma non è loro colpa; la colpa è mia perché fino dal principio coll’esempio" del P. Colbachini il quale mi esortò di essere indulgente e compassionevole ed hanno preso quella piega ed usanza e non son più capace di rimediare a quel che si è fatto. E che cosa si poteva fare dal principio; che cosa si poteva esigere da coloro che non ne avevano? Tanti e tanti non venivano a messa ´per essere quasi ignudi? Ed è per questo che ho sempre tenuto sempre la mia casa spoglia anche del necessario, perché mi piaceva dare agli altri. Il compianto mio superiore Monsignor Scalabrini quando mi mandò qui mi disse: quale programma adotterete voi con quei poveri coloni?  Risposi: quello che mi comanderà Vostra Eccellenza. Se mi manda affinché metta assieme qualchecosa per aiutare l'Istituto, allora mi adotterò ad un programma pecuniario; mi troncò la parola e mi disse: Charitas Christi urget nos.! e così feci. Gli ultimi venuti mi danno del minchione: avete lavorato per poco e per niente! E questo perché? perché nella loro testa hanno un programma diverso; pecunia, buoni bocconi, comodità urget nos. ed io con tali soggetti desidero non incontrarmi più, né a questo mondo né a quell'altro mondo. Se si vuole si può dare benissimo ed a sufficienza anche all’Istituto senza tanto angariare il povero colono. Al Novo Bassano hanno già cominciato la lotta a cagione del volere e del dare; ne dicono d’ogni colore, a me tali cose dispiacciono, e porto vergogna e rossore.

In quanto alla nostalgia del P. Giorgio, presi un granchio e però era invece angoscia, povero figliolo. Io non poteva saperlo, nulla nulla mi aveva detto. Io vedevo piangere, nominava il padre e la madre, i fratellini e null’altro mi diceva. Io, intanto, mi adoperava di apparecchiare dei buoni manicaretti, e non faccio per dire, erano manipollati da mano maestra, onde fargli passare la malinconia, ma tutto fu invano. Lo misi alle strette e mi feci dire il tutto; e intesi che in sua casa mancava il pane e anche la polenta; e che egli sì trovava si ben trattato dallo spilorchio de Barba Toni; chiacchere tutte uscite dalla bocca del mio eterno tormento. Allora dissi e ci vuole tanto; allora togliamo dalla nostra tavola pane, carne e vino accontentiamoci di un cibo frugalissimo come feci sempre, come feci quando regalava qualche cosa ad altri; e daremo ai vostri qualche cosa che abbiano a passare l’inverno. Fu così stabilito ed ho spedito ai suoi 100$000 mila reis e 7$000 erano suoi, cioè del padre Giorgio, ed il resto l'ho dato io. a quel giorno fu sempre allegro; lavora, e con buona volontà e tutti siamo contenti; ha una tattica speciale e si fa pagare bene senza irritare nessuno e va molto bene. Se facessi io così, mi lapiderebbero, ma egli ha proprio una maniera speciale ed io mi godo immensamente. Anche al Turvo lo pagano bene per ora; per l'avvenire non si sa. 

Ho ceduto la mia camera, letto e cavallo, il quale gli fa un ottimo servizio. L’ho provveduto di burrache nuove, stivali di coro di russia(?), e due paia di calzoni, e tutto il necessario per andare in missione, compreso poncho ecc. Per ultimo anche, come la chiamano qui, la lanterna magica. Io fui servile e pagai la servitù, e sono due: ho sempre provveduto il necessario in casa, senza riceverne da lui neppure un reis. Più di settecentomilreis mi costò la venuta del Giorgino. Ho rifatto a nuovo quattro letti, provveduto di biancheria, coperte nuove, stoviglie ecc. con del vino generoso. Comprai e pagai al P. Massimo catechismi, libri ed altre cianfrusaglie, le quali non mi diedero nessun risultato pel valore di duecento e trenta e quattro milreis.

Il padre Carlo ed il P. Medicheschi furono al campo ad al Turvo, mi portarono gli assenti di 270 battesimi da registrare , ma né uno né l'altro non mi diedero neppure un reis. E di tali organi spero di non incontrarne più, ed incontrandone sarebbe proprio un incontro funesto e dannoso pel povero Barba Toni = Il mio eterno tormento mi scrisse, tra le altre cose, anche la seguente: voi venendo in Italia dovreste portare almeno cinque mila lire; ed io dico che, se tardassi a  partire, a ha scarso terreno di avere il viaggio. E’ ben vero che lascio al confratello di qui tutto il necessario e ben provvisto di tutto, e potrà facilmente spedire all'Istituto tutti i suoi risparmi. Se dopo fatta la cura non mi avessi a sentire in forza di andare in missione, allora non saprei neppure io che cosa farò. Quello che Le dico è che non mi sento di mangiare il pane del giubilato, e nol farò. In quanto poi nel caso che non potessi partire per le missioni, ai vescovi non domanderei certamente nulla, né curazie, tanto meno parrocchie; ne ho una indigestione di curazie e mi basta così.  Se solo la messa mi dovrà bastare e se non bastasse supplirebbe l’elemosina. Trovandomi nei miei passati giorni in necessità, non ho mai avuto vergogna nel domandare ai facoltosi un tozzo di pane; così farei per l’avvenire, se mi troverò nel bisogno.

Ho scritto al padre Massimo di venire alla Capoeiras, non so se verrà. Siamo d’intelligenza col Vicario di Bento Gonçalves Don Angelo Donato di fare la traversata in compagnia. Viene anche lui in Italia, verso la fine di marzo fu stabilita la partenza da qui.

I lavori della nuova chiesa continuano. L'Intendenza mi ha aiutato un po’ e mi promise di aiutarmi ancora.  Il delegato mi promise che andando alla posa del nuovo Presidente darà un memoriale, affinché mi abbia a dare un adiutorio. Fui a visitarlo con alcuni amici, restò soddisfatto e fu allora che mi domandò se il governo mi aveva mai dato niente; io dissi di no. Farò una domanda per lei. Si trova ancora a Porto Allegre. Vedremo nel suo ritorno che cosa mi dirà. Ne ho poca fede.

Con questa mia lunga e lunghissima chiacchierata L’avrò stancato. Ma è bene, a mio giudizio, che il Superiore Generale sappia come stanno le faccende di qui. Mi compatirà e mi perdonerà, se avrò detto qualche cosa fuori di luogo.   Che vuole, con questo temporalaccio con tuoni e lampi l’acqua viene a catinelle e sembra un finimondo, frana la terra, l’acqua entra dappertutto ed io qui al tavolo non mi muovo e voglio terminare, onde  se cessasse di piovere , vorrei mettere la lettera in posta  questa sera, per non perdere il turno.

Distintamente la riverisco dichiarandomi della Rev. V. Rev.ma Umile conf. e servo

P. Antonio Seganfreddo

Un saluto distinto al Rev. P. Serraglia, a Brescianini e confratelli.

Memento mei.


Osservazioni 


Si tratta di un linguaggio di cui oggi molte parole non si usano più. Per di più lo scritto è piuttosto popolare come di persona che scrive con un linguaggio popolare e piuttosto limitato


Come scrivo  é 99% uguale alla lettera manoscritta

 Memento Mei - ricordati di me

réis- unità monetaria utilizzata in Brasile fino al 1942.

 Turvo- oggi  comune di Protásio Alves

Campi  di Vacaria e Lagoa Vermelha - Padre Antonio ha visitato anche i campi degli allevatori di bovini, cavalli e pecore, generalmente contadini luso-brasiliani

-alcuni termini usati come "il vecchio prete" -non so a chi si riferisse, non a Mateo Pasqualli perché morì nel 1906... sarebbe lui il  vecchio prete? ma ero malato.. quindi non posso dirlo

-il 25 aprile 1908 si recò a Porto Alegre e fu sottoposto a un intervento chirurgico, probabilmente presso la Santa Casa de Misericórdia. Redovino Rizzardo scrive che “nei giorni precedenti l’operazione si dedicò interamente agli immigrati italiani a Porto Alegre, completamente abbandonati.

Redovino Rizzardo scrive anche che nel 1910 lasciò la Parrocchia di Capoeiras nelle mani di Padre Carlos Porrini e nel 1911 tornò in Italia per curarsi. Nel marzo 1912 tornò a Rio Grande do Sul, fu inviato a servire la comunità di Farroupilha ma morì nel dicembre 1912, a Porto Alegre, nella stessa Santa Casa de Misericórdia.

Secondo Alessandro Seganfreddo, in Italia rimase nella stessa casa da cui erano partiti per emigrare, quella del fratello Luigi.

Da ciò deduciamo che non ricevette il denaro per il viaggio nel 1908 e che morì senza aver celebrato il Giubileo della Congregazione.

Dopo la morte di Giovanni Battista Scalabrini, è scritto nel libro Radici di un popolo di Redovino Rizzardo che la Congregazione subì un processo di ristrutturazione, e fu lasciata in uno stato di “profondo affidamento”!per alcun tempo….

Bulgari _ un termine che si usava - del francese bougre, del latino medioevo bulgàrus, selvático, pagano

anche in Brasile  che si riferisse ai popoli “ non cristiani,” oggi il termine “ bugres” come si diceva nel passato non si usa più    ma si “ popoli originari” Si dice anche che questo  termine è  dato per via dei “ Bulgari, o sia i abitanti della Bulgaria “ che resistirano a conversione al cristianesimo. Pagani. Sensa  dubbio che gli indigeni che si sono presentati in città fuggissero dalle loro terre e chiedessero cibo; probabilmente una minoranza di Kaingang era andata a cercare aiuto, probabilmente stavano morendo di fame. Come sappiamo, ancora oggi donne e bambini vengono a vendere prodotti artigianali e a chiedere vestiti. Sfortunatamente, chiunque possedesse tutta questa terra intorno al 1850, si trovava già nelle riserve (determinate dai governi) e quando arrivarono gli immigrati italiani, questi ebbero pochi o nessun contatto con la popolazione indigena.

borrache -sarebbe borracia, cantil in  portoghese- molte parole fuori di usanza

A mio parere, poiché padre Antonio Seganfreddo fu il secondo missionario scalabriniano ad arrivare alla missione di Alfredo Chaves, visse anni di miseria sua, dei coloni, dei suoi parenti, di tutti, e si sentì sminuito proprio perché non era in grado di far pagare le dovute tasse ai poveri coloni. Fu così offeso che ancora oggi non sappiamo dove fu sepolto.

La lettera, poiché affronta molti argomenti, può sembrare un po' confusa, soprattutto perché l'autore era malato e scriveva a lume di candela.

Sono aperte altre osservazioni. Questa lettera è un lamento.

Migliorare la visibilità dei manoscritti : Fernanda do Canto

Fonti di ricerca: Archivio dei Padri Scalabriniani di Roma

Radici di un popolo di Redovino Rizzardo-Vescovo di Dourados-in memoriam

Nova Bassano - dalle origini agli albori del XX secolo - Laurindo Guizzardi - in memoriam

Ricerca di Laurindo Guizzardi - Vescovo emérito de Foz do Iguaçu - in memoriam

Racconti dei parenti Brasile.Italia- Alessandro Seganfreddo



quinta-feira, 6 de fevereiro de 2025

CARTA DE 31 DE JANEIRO DE 1908-PADRE ANTONIO SEGANFREDDO ESTÁ JÁ MUITO DOENTE

foto do padre Antonio Seganfreddo

Capoeiras, 31 de janeiro de 1908


Reverendíssimo padre Superior Geral

Recebi a sua cartinha de dezenove de dezembro passado e respondo imediatamente

Os gafanhotos continuam a destruir as plantações nas linhas onde não quiseram matá-los quando eram recém nascidos.

Aqui em Capoeiras os colonos são encorajados pelo Intendente e pelo  velho  padre , o qual por três semanas inteiras os acompanhou na tentativa de matá-los e também comandou os colonos nesta tarefa de manhã até o fim da tarde e   conseguiram matar muitos e o trabalho é estafante. Porém não sabemos quando os saltões que  sobraram fizerem as asas o que farão, porque nas linhas 6 e 7 oeste  dos polacos e na linha 8 de Nova Bassano onde moram os italianos de Bergamo pois eles não quiseram participar da operação , não aceitaram nenhuma proposta e são uma imensa quantidade. Como não encontram nada para comer, os gafanhotos  passam de uma linha a outra e destroem as plantações , passam todas as linhas, incluindo aquelas em que os colonos se ocuparam na tentativa de destruí-los. Reverendíssimo Superior a situação é apavorante. e se teme que haja desavenças entre os colonos que trabalharam para se livrar dos gafanhotos e os outros que não quiseram se ocupar disso, pois esta atitude de não colaborar vai trazer danos a todas as linhas. Em mais ou menos vinte dias os gafanhotos  farão as asas e voarão e mesmo assim já  estão destruindo plantações inteiras e os pobres colonos ficam na miséria e frustração.

A estação (verão) está em boas condições e nesse mês de janeiro chove muito e enquanto lhe escrevo foi necessário acender o lampião. São duas horas da tarde !Chuva forte com relâmpagos e trovoadas que vêm do Oeste. Uma tempestade!

O padre Jorge foi até o Turvo e não pode retornar porque o rio Prata não dá passo, Ele ficará lá naquela missão até o dia 12 de janeiro.

Outro assunto que trato aqui são as razões pelas quais eu pretendo ir à Itália: São três as principais razões: a primeira é que estou com problemas intestinais que me impossibilitam de andar a cavalo, então nem saio da sede. A segunda razão é que não estou mais sendo bem aceito nestas condições e  me  conhecendo  não me ajudarão absolutamente com nada e a terceira é que tenho aqui muitos compatriotas e parentes , os quais me perturbam, e sempre foi assim, além do distúrbio me deixam no prejuízo. . Todos os dias recebo visitas dos pobres os quais ajudei no passado e eles continuam a vir para que os alivie das suas misérias e como se acostumaram continuam a me procurar e pedir ajuda. Eu como não sou capaz de dizer não a ninguém então as coisas não vão bem.

Outro problema é que por causa da praga dos gafanhotos vieram para cá em torno de cem indígenas .Fugiram de suas desoladas terras e as mulheres  com as crianças se postam nos portões e não saem até que não se dê algo de comer. Os indígenas  até trabalham, mas mesmo se houvesse trabalho não bastaria para todos.  Isto até seria possível, mas os colonos também não pagam as taxas corretamentemas a culpa não é deles, é minha porque desde o princípio fui exortado pelo padre Pietro Colbacchini a ser indulgente e compassivo. Isto criou uma situação que agora não tenho mais como mudar e a paróquia está inadimplente.  Mas o que poderia eu fazer ou exigir no início de quem nada tinha? Muitos não vinham nem sequer à missa porque estavam com as roupas em farrapos , quase nus! E é por isso que a minha casa sempre foi pobre, me faltava até o necessário, eu gostava de doar aos outros. O falecido Monsenhor Scalabrini quando me enviou a este lugar me perguntou "-O que pretendes fazer na missão na qual te envio, no meio daqueles pobres colonos?" Eu respondi '-  Farei o que o senhor me ordenar! Se deseja que ajude o Instituto eu porei em prática também um programa pecuniário! Ele cortou-me a palavra e me disse :"- Charitas Christi urget nos"( o amor de Cristo nos impulsiona). Eu assim fiz, mas os missionários atuais me dizem :"- você trabalhou por pouco e nada"! Eles, entretanto, tem um programa diverso , pecúnia, boas casas, mais conforto, boa comida e comodidades. Me criticam e por isso não quero mais encontrá-los nem neste Mundo e nem no outro” .Se quisermos podemos sim ajudar também o Instituto, mas sem espoliar os pobres colonos.

Em Nova Bassano  já começaram a exigir mais contribuições, mas eu não gosto deste comportamento.

Sobre o Padre Jorge (Cavigiolo) eu o via chorar e mencionar o nome dos pais e dos irmãos, mas ele nada dizia .  Eu pensava que ele estava com saudades e fazia  boa  comida  para nós, com muito capricho, para agradá-lo , era uma comida feita com mãos de mestre, não escrevo para me gabar. Tudo foi em vão. Então eu exigi que ele me contasse a verdade sobre a sua tristeza e ele me falou que sua família na Itália estava passando fome, não tinham nem pão e nem polenta.... enquanto ele aqui estava bem alimentado pelo velho Barba Toni.  Então eu falei a ele:"- vamos tirar esta fartura da nossa mesa, e vamos nos contentar com um alimento frugal e mandemos para os seus na Itália para que pelo menos passem o inverno! Então enviamos para a família do padre Jorge cerca de 100$ 000 mil  réis , sete mil pertenciam ao padre Jorge e o restante era meu.  Depois de feito isso ele está contente, trabalha animadamente, e todos estamos felizes . Ele tem mesmo um jeito especial para pedir aos fieis sem os ofender .No Turvo o pagam bem , mas neste momento, no futuro não sabemos.

Eu cedi meu quarto, minha cama, e também o meu cavalo para facilitar o trabalho missionário, providenciei para ele roupas, botas de couro, e todo o necessário . Eu sempre fui servil e pago o preço da minha servitude. Eu fui servil porque sempre providenciei as coisas que necessitava por conta própria, para a casa nunca me deram sequer um réis. A vinda do padre Jorge me custou setecentos mil réis. Providenciei quatro novas camas, comprei lençois e cobertas novas., botilhas com um bom vinho. Comprei e paguei ao padre Máximo catecismos, livros e outros objetos sacros como crucifixos os quais nada me  foi  presenteado e o valor foi de 234$000 mil réis.

O padre Carlo e o padre Eugênio Medicheschi foram ao campo e ao Turvo  e me trouxeram 270 batismos para serem registrados, e não me deram sequer um réis. Eu não quero mais encontrá-los porque seria um encontro funesto e danoso para o pobre Barba Toni.

 Para ir à Italia eu preciso de pelo menos 5 mil liras para a viagem,  não posso tardar a partir , se não tiver a viagem paga morrerei . Eu sinto que não  estarei mais aqui para comemorar o Jubileu. É  verdade que deixo para meu coirmão todo o necessário para a continuidade da missão, e assim ele poderá também ajudar o Instituto.   Depois do tratamento, caso não tenha mais forças para ir em missão, nem sei mesmo o que vou fazer. Eu não pedirei nada aos bispos , estou cansado. Penso que a missa poderei celebrar. E se não tiver como me sustentar eu pedirei esmolas. Com as necessidades que enfrentei no tempo passado , nem terei vergonha de pedir um pedaço de pão.

Eu escrevi ao padre Máximo Rinaldi para vir até aqui, mas não sei se virá.Estou em contato com o vigário de Bento Gonçalves, Padre Angelo Donato para irmos juntos à Itália, e marcamos a partida daqui para o final de março.

O trabalho na Igreja Nova continua, . A Intendência me ajudou um pouco e prometeu ajudar mais. O Delegado me prometeu que quando irá à posse do novo Presidente fará uma menção sobre esta paróquia para que recebamos alguma ajuda. Fui visitá-lo com alguns amigos e me perguntou se havia recebido alguma ajuda. Eu falei que não. Farei eu mesmo um pedido especial a ele; está ainda em Porto Alegre, veremos o que me dirá quando voltar, mas não faço muita fé nessa promessa.

Com esta minha longa carta penso que lhes deixei cansado, mas a meu juízo penso que o Superior Geral deve saber como estão as coisas aqui, me perdoe se escrevi algo fora do contexto, mas com esta tempestade que faz agora , com relâmpagos e trovões  as goteiras se espalham por toda casa. Parece até o fim do Mundo.Eu estou aqui sentado escrevendo  na mesa e não me levanto até não concluir, porque quero colocar a   carta no correio ainda hoje e não quero perder a oportunidade.

Despeço-me com uma reverência, declarando-me  humilde servo e confrade.

Padre Antonio Seganfreddo

Uma distinta saudação ao Reverendíssimo padre Antonio Serraglia e ao padre Francisco Brescianini.

Memento Mei

observações

Memento Mei- lembra-te de mim

réis-dinheiro- unidade monetária utilizada no Brasil até o ano de   1942.

Turvo-  atual Protásio Alves

Intendente- um administrador da Colônia, pessoa encarregada de fazer o intermédio entre os agricultores e o Estado, posteriormente pode-se dizer Prefeito

Campos de Vacaria e Lagoa Vermelha- o padre Antonio visitava também os campos de criadores de gado, cavalos e ovelhas, geralmente fazendeiros luso brasileiros

-alguns termos usados  como  “o padre velho” -não sei a quem se referia, Mateo Pasqualli não porque faleceu em 1906..  seria ele o velho padre? mas estava doente.. então não  sei dizer 

-em 25 de abril de 1908 foi a Porto Alegre e fez uma cirurgia, provavelmente na Santa Casa de Misericórdia. Escreve Redovino Rizzardo que “ nos dias que antecederam a cirurgia dedicou-se inteiramente aos imigrantes italianos em Porto Alegre, que estavam totalmente abandonados.

Também escreve Redovino Rizzardo que em 1910 deixou a Paróquia de Capoeiras nas mãos do padre Carlos Porrini  e em 1911 voltou para a Itália para se tratar.Em março de 1912 voltou para o Rio Grande do Sul, foi mandado atender a comunidade de Farroupilha mas faleceu em dezembro de 1912. em Porto Alegre na mesma Santa Casa de Misericórdia.

Segundo Alessandro Seganfreddo na Itália ele se hospedou na mesma casa da qual saíram para emigrar, na casa do irmão Luigi.

Dali deduzimos que ele não conseguiu  o dinheiro para a viagem em 1908, e também que morreu sem comemorar o Jubileu da Congregação.

Depois da morte de Giovanni Battista Scalabrini lê-se no livro Raízes de um Povo  de Redovino Rizzardo que a Congregação passou por um processo de reestruturação, ficou assim meio que “ao Deus dará”!.

Sobre os indígenas que apareceram na cidade  fugindo se suas terras e pedindo comida não resta dúvida, provavelmente uma parcialidade de Kaingangs foram buscar socorro, provavelmente estavam passando fome. Como sabemos as mulheres e crianças ainda passam vendendo artesanato, pedindo alguma roupa, até nos tempos de hoje. Infelizmente, quem era o dono de toda esta terra em torno do ano 1850 já estavam todos mantidos em suas reservas-que foram determinadas pelos governos- e quando os imigrantes italianos chegaram pouco ou nenhum contato tiveram com os indígenas.

A meu juízo como o padre Antonio Seganfreddo foi o segundo missionário scalabriniano a chegar na missão de Alfredo Chaves viveu os anos da propria miserabilidade, da miserabilidade dos colonos, dos parentes, de todos, então ele se sentia diminuído justamente porque não conseguia cobrar as devidas taxas aos colonos pobres. Foi tão injustiçado que até hoje não sabemos onde foi sepultado.

A carta  como trata de muitos assuntos parece um tanto  confusa ainda mais que ele estava doente e escrevendo à luz de velas.

Outras observações estão em aberto. Esta carta é um lamento.




Melhoria da visibilidade das cartas manuscritas: Fernanda do Canto

Fontes de pesquisa: Arquivo dos padres Scalabrinianos em Roma

Raízes de um Povo de Redovino Rizzardo-bispo de Dourados-em memória

Nova Bassano -das origens ao raiar do século XX-Laurindo Guizzardi  -em memória

Pesquisas de Laurindo  Guizzardi- bispo emérito de Foz do Iguaçu- em memória

História Oral de parentes Brasil.Itália





quarta-feira, 8 de janeiro de 2025

carta de 16 de novembro de 1897-Conta a viagem a Minas Gerais para trazer os pais e a família de Carlo para o Rio Grande do Sul

 16 de novembro de 1897



     Eccellenza .Reverendíssima 

      Ecco ai piedi dell’Eccellenza l’ultimo dei suoi missionari, abbattuto e fatto bersaglio prima della sventura e poi maltrattato e calunniato dal P.Pietro Colbacchini Eccellenza un colpo adverso ..di fortuna gettó sulla miseria la mia povera famiglia , e trovandosi questa in quella tristi condizioni , al quattro aprile corrente anno , partirono da Genova i miei vecchi genitori in compagnia di uno dei miei fratelli , il quale ha moglie e sette figli , la figlia maggiore ha soli quattordici anni . Si Imbarcarono con biglietto gratuito i li aveva per il viaggio soltanto duecento lire donate queste dal molto Rev, Don Antonio Cogo Arciprete di Mason, Provincia di Vicenza.Quando furono a Rio de Janeiro in vece di essere imbarcati per Rio Grande do Sul come era loro desiderio furono mandati da quelle autoritá nella provincia di Minas Gerais e dovettero rimanere .lavorando sotto un fazendero il quale appena pagava loro il …necessario per vivere. Mi scrissero , narrando la loro miseria e la loro schiavitú, domandandomi nel medesimo tempo aiuto e soccorso per amore di Dio. Di più , in quei dintorni infuriava la febbre gialla, e dove restarono c’erano tanti insetti che non li lasciavano né giorno né notte . Erano tanto tormentati che i loro corpi erano diventati tutta una piaga. Testimone oculare del loro stato é il padre Mario Simoni. Sapendo questo scrissi . .al P Pietro che era da me lontano , facendogli capire anche le lettere , domandando licenza di andare a prenderli. Mi rispose che dal conto suo non me permetteva mai ;vuole peró che andassi da lui . MI fece una lettera da portare alla direttoria della Colônia. La prese senza dire nulla e spinto anche dal padre Serraglia e dal vicario de Alfredo Chaves Don Matteo Pasquali , parti lo stesso ai due de luglio e tornai ai otto di settembre, Noti peró che se tardava ancora una ventina de giorni , non potevano più partire , perché terminava il tempo concesso dal governo ai coloni per la scelta .della loro dimora, .passato il quale i coloni non sono piu padroni di cambiare luogo...Prima di partire dalla Capoeiras trovai in prestito 400 mila reis pari 320 lire italiane e non bastando queste per le spese di viaggio , altri 500 mila reis ,pari .lire 400 italiane , ne le mandó i miei compagni di San Paolo -Ipiranga così, ´potrei trasportare la mia famiglia fino a Porto Alegre. I miei genitori , il padre con ottant'anni e la madre con 70, li ho lasciati al San Giovanni Montenero, ai due settembre in buonissima salute non potendo condurli in Colônia a causa del cattivo tempo e della strada impraticabili , io parti lo stesso camminando tre giorni sotto una pioggia torrenziale , e aveva con me il fratello con cinque figli. Se dico il vero , Eccellenza fu proprio provato le pene del purgatorio , per non dire quelle dell’inferno. Pacienza son arrivato , non in buona salute ma almeno ancor vivo. Ho fatto questo per mancanza di mesi per vivere . Questi eccessi mi hanno proprio sconcertato tutto l'organismo , e avendo avuto una .artrite a Piacenza ora dopo queste prove ho le ossa indolorite , anzi non potrei fare viaggio. Le dico questo perché prima di partire di San Paolo -Ipiranga i miei compagni di là mi pregarono di ritornare a loro, dicendomi che faranno a Vostra Eccellenza relativa domanda. Ma sì .caso per ora mi imponesse in voti di santa obbedienza di andare , non potrei farlo , per ragioni di salute. Apena tornato il P.Pietro mi scrisse una lettera ingiuriosa e calunniatrice , avvertendomi che non mi vuole piu sotto la sua autorità. |Mi disse di aver scritto a V.Eccellenza e al Monsenhor Vescovo di Porto Alegre e che io intanto aspettasse la decisione di mia sorte dai miei superiori. Io sono imputato dal Colbacchini di due enormi delitti , il primo che senza sua esplicita licenza parti , sono andato a liberare dalla schiavitu e dalla miseria i miei vecchi genitori . Il secondo , perché son ben venuto dai coloni , e preferito a lui. Che colpa ne ho io , se la mia famiglia si trovava e si trova nella più squallida miseria? Quale colpa , se i coloni mi vogliono bene e mi preferiscono senza alcun merito , a lui? Queste sono le mie mancanze .egli poi ne aggiunge dalle altre da lui inventate , e ne sono testimoni tre vicari di questi dintorni : Don Giovanni ..Fronquetti.di Contedeo., Don Giovanni Menegotto , di Bento Gonçalves , Don Matteo Pasquali di Alfredo Chaves senza contare poi le .migliaia di famiglie , le quali sono disposte a testimoniare a mio favore.Questo benedetto uomo .del Colbacchini non so proprio come prenderlo .Sempre me calunnia e dice: che io dico male di lui , mentre non é vero. E va ..dai coloni e dice: che sono io a causa perché tratto familiarmente con loro. Fu anche minacciato mentre io ero a Porto Alegre e dice che la causa sono io. Mi ha fatto chiamare del vescovo imputando che non pago le tasse prescritte. Dice che non so la morale , e dovete fare gli esami . Confratelli di questa qualità non mi vanno bene. In quanto poi che il P.Pietro quando furono presentato ai coloni , cioé presentato la prima volta con una area da Gran Sultano dei Tartari e poi vuole che ne dicono bene. Monsenhor Vescovo di Porto Alegre , poi me acolge con caritá , e dopo di aver sentito non da me ma da coloro che mi accompagnarono come stanno le cose me rimandò al mio posto , imponendo a Don Pietro di lasciarmi in pace .col dire:”-voi mancate di caritá con i vostri dipendenti.”.Queste son cose che a me non piacciono . Se questo benedetto uomo mancasse qualche volta di caritá , ma manca di creansa e di civiltà.. Ho quarantasei anni , a quattordici ho lasciato la scuola per mancanza di mesi , sono andato a guadagnarmi il pane in casa altrui. vissi con ogni sorta di individui ma non ho mai incontrato .originale simile. Ha detto a alcuni coloni il P.Antonio Seganfreddo assolutamente lo voglio via del territorio di Alfredo Chaves , e sarà anche scacciato dalla Congregazione , sarà richiamato in Italia e non. porrá mai i piedi in America. . Le avró concesso dei delitti , i miei superiori avranno ragione di far questo , altrimenti non lo potranno fare ;giusto la condizione parta da me ancor prima dei voti. e acetta della V.Eccellenza .queste non le con proprie parole : non ho nessuna difficultá per fare i voti perpetui , ma siccome che io ho viaggiato tanto al lungo della mia vita domando di essere mandato nel territorio di Alfredo Chaves , e la terminare miei giorni, senza esser rimandato altrove. Tutto fu combinato ora per accontentare un. incontentabili , credo che i Rev miei superiori non lo faranno. Io peró merito tutti i disprezzi , e merito di essere messo nel ultimo posto perché ..non sono buono a nulla , servo inutile, un povero miserabile , mancante di tutte quelli doti e virtú necessarie per svolgere ..il sublime officio missionario . Infatti P.Pietro dice che non ho vocazione e per questo dice :che restaró senza le mie fatiche e il mio ministero. é senza frutto. Ed io francamente risposi : : che il bene non fa rumore e il rumore non è bene. Il bene se fa coll’aiuto di Dio , e quando vuole Lui , e nel modo che a Lui piace .Eccellenza dietro il giudizio del P. Pietro voi .dovrebbe scacciarmi. Mi scacciate pure Eccellenza  lo merito. Lo avró meritato per aver .usato di cattivo comportamento verso il mio superiore locale , e per aver mancato di tutte quele gentileze e riguardi che…merita il P.Pietro, Ma dico .che con malizia non fu mai mancato dei dovuti rispetti. Dio mi é testemonio . I disprezzi e le ingiurie le sopporto in santa pace , ma le calunnie non posso perché ho aiutato la mia povera famiglia , e devo ancora aiutarla almeno fine del primo raccolto . Ho .fatto conto di tutto ciò che ho speso per loro,e ..conto di quello che spenderó per il aiuto in .questa circostanza ..quando sara accomodata nel terreno , essa sarà in ..breve tempo in graddi di fare la restituzione di tutto. ciò che ha ricevuto da me .Avrò fatto male ma in estremis omnia bona fiut communia. Mi perdoni Eccellenza….mi benedica mi raccomandi a Dio perche ne ho proprio bisogno. Rispettosamente le baccio il sacro anello implorando la sua pastorale benedizione. Saro dell'Eccellenza umile figlio. Capoeiras.16 novembro 1897. P.Antonio Seganfreddo.




Osservazione:

in estremis omnia bona fiut communia - Tutti i beni diventano comuni in caso di  estrema  necessitá

Questa lettera l'ho scritta conforme il nostro antenato missionario scalabriniano padre Antonio Seganfreddo  la ha scritta con le medesime parole  e puó essere che non le sia più in usanza nei giorni attuali. Anche devo dire che puó essere qualche sbaglio visto che lui era ammalato.

Interpretação


Capoeiras, dia 16 de novembro de 1897

Excelência Reverendíssima

Don Giovanni Battista Scalabrini

Piacenza-Itália


   Eis aos pés de Vossa Excelência o último de seus missionários, abatido e alvo primeiramente  da desventura e depois maltratado e caluniado pelo Padre Pietro Colbacchini. Excelência, um golpe adverso  lançou na miséria minha pobre família e, encontrando-se esta nessas tristes condições, em 4 de abril do corrente ano, partiram de Gênova meus velhos pais em companhia de um dos meus irmãos, que tem esposa e sete filhos, sendo a filha mais velha com apenas catorze anos. Embarcaram com passagem  gratuita , tendo para a viagem apenas duzentas liras, doadas pelo muito Reverendíssimo Don Antonio Cogo,  Arcebispo  de Mason, Província de Vicenza. Quando chegaram ao Rio de Janeiro, ao invés  de serem embarcados para o Rio Grande do Sul, conforme desejavam, foram mandados por aquelas autoridades para a província de Minas Gerais, onde tiveram que permanecer trabalhando sob um fazendeiro que mal  lhes  pagava o necessário para viver.

Escreveram-me, narrando sua miséria e escravidão, pedindo-me ao mesmo tempo ajuda e socorro pelo amor de Deus. Além disso, nos arredores grassava a febre amarela e onde estavam havia tantos insetos que não os deixavam em paz nem de dia nem de noite. Estavam tão atormentados  pelos insetos que seus corpos se tornaram  chagados  ..Testemunha ocular de como os encontrei  é  o padre Mario Simoni. Sabendo disso, escrevi ao Padre Pietro, que estava  em outra região (Nova Bassano), mostrando-lhe as cartas que recebi  e solicitei  licença para  ir  buscá-los. Ele respondeu que, de sua parte, jamais permitiria que eu fosse buscá-los onde estavam , contudo, queria que eu fosse até ele .Fui.  Fez-me uma carta para levar à diretoria da Colônia. Peguei a carta e  sem dizer nada  voltei e encorajado pelo  pelo Padre Serraglia e pelo vigário de Alfredo Chaves Don Matteo Pasquali, parti no dia 2 de julho e voltei em 8 de setembro. Esclareço também ,  que se eu tivesse demorado mais uns vinte dias, eles não poderiam mais partir, pois acabaria  o tempo concedido pelo governo daquela Província aos colonos para escolherem novo destino  , após o qual os mesmos  não poderiam mais optar ir para outra localidade. Antes de partir de Capoeiras, consegui emprestados 400 mil réis, equivalentes a 320 liras italianas, e, como isso não bastou para as despesas de viagem, outros 500 mil réis, equivalentes a 400 liras italianas, enviados pelos meus companheiros de São Paulo-Ipiranga. Assim, pude transportar minha família até Porto Alegre. Meus pais, o pai com oitenta anos e a mãe com setenta, deixei-os em São João de  Montenegro, no dia 2 de setembro, em ótima saúde, porém  não pude levá-los comigo  para a Colônia devido ao mau tempo e às estradas intransitáveis.  Eu parti a pé, caminhando por três dias sob uma chuva torrencial, com meu irmão e  cinco dos seus   filhos.

Digo a verdade, Excelência, experimentei as penas do purgatório, para não dizer as do inferno. Paciência, cheguei não em boa saúde, mas pelo menos ainda vivo. Fiz isso por falta de meios para viver. Esses excessos abalaram todo o meu organismo e, tendo tido artrite em Piacenza, agora, após essas provações, sinto dores nos ossos, ao ponto de não conseguir viajar. Digo-lhe isso porque, antes de partir de São Paulo-Ipiranga, meus companheiros de lá me pediram que voltasse para eles, dizendo-me que fariam a Vossa Excelência o pedido relativo. Mas, por ora  mesmo que  me impusesse em votos de santa obediência para ir, não poderia fazê-lo por razões de saúde. Ao voltar, o Padre Pietro escreveu-me uma carta injuriosa e caluniosa, avisando-me que não me queria mais sob sua autoridade. Disse que havia escrito a Vossa Excelência e ao Monsenhor Bispo de Porto Alegre e que eu aguardasse a decisão  dos meus superiores  decidirem  qual destino me  dariam.  . Sou acusado pelo Padre Colbacchini de dois enormes delitos: o primeiro, que, sem sua licença explícita, parti para libertar da escravidão e da miséria meus velhos pais. O segundo, porque sou bem-vindo pelos colonos e preferido a ele. Que culpa tenho eu se minha família estava e está na mais absoluta miséria? Que culpa tenho eu , se os colonos me querem bem e me preferem sem qualquer mérito   meu , a ele? Estas são minhas faltas. Ele ainda acrescenta outras inventadas  e são testemunhas três vigários destas redondezas: Don Giovanni Fronquetti, de Conde D”Eu Don Giovanni Menegotto, de Bento Gonçalves; Don Matteo Pasquali, de Alfredo Chaves; sem contar as milhares de famílias que estão dispostas a testemunhar a meu favor. Este bendito homem, o Padre Colbacchini, não sei realmente como trata-lo  . Sempre me calunia e diz que falo mal dele, o que não é verdade. Vai  até os  colonos e diz que a culpa é minha por tratar familiarmente com eles. Foi também ameaçado enquanto eu estava em Porto Alegre, e ele diz que a culpa é minha. Escreveu ao   bispo,( de Porto Alegre)  acusando-me de não pagar as taxas prescritas. Diz que não sei a  moral, e devo fazer os exames novamente para certificá-lo que posso exercer meu ministério. Confrades dessa qualidade não me agradam. Quando o Padre Pietro foi apresentado aos colonos, pela primeira vez, apresentou-se com  um ar de Grande Sultão dos Tártaros, e depois quer que falem bem dele.

   O Monsenhor Bispo de Porto Alegre me recebeu com caridade e, depois de ouvir não a mim , mas aqueles que me acompanharam, como estavam as coisas, mandou-me de volta ao meu posto, impondo ao Padre Pietro que me deixasse em paz, dizendo: "Você falta com a caridade com seus dependentes." Estas são coisas que não me agradam. Se este bendito homem faltasse alguma vez com a caridade  somente , mas falta com a educação e a civilidade. Tenho quarenta e seis anos, aos quatorze deixei a escola por falta de meios e fui ganhar o pão na casa dos outros. Vivi com todo tipo de pessoas, mas nunca encontrei original semelhante. Disse a alguns colonos:”- o Padre Antonio Seganfreddo eu o quero  fora do território de Alfredo Chaves, e será  expulso da Congregação, e chamado de volta à Itália e nunca mais porá  os pés na América. Se acaso   cometi delitos, meus superiores terão razão para chamar-me  de volta para a Itália , caso contrário, não poderão fazê-lo. Mesmo porque   a decisão deve  partir  de mim antes mesmo de fazer os  votos. Digo- vos   estas palavras: "Não tenho dificuldade em fazer os votos perpétuos, mas, como viajei tanto ao longo da minha vida, peço para ser mandado ao território de Alfredo Chaves e lá terminar meus dias, sem ser enviado para outro lugar. Tudo foi premeditado  agora para satisfazer um insatisfeito, acredito que meus superiores  não farão isso. Eu, porém, mereço todos os desprezos e mereço ser colocado no último lugar porque não sou bom para nada, servo inútil, um pobre miserável, carente de todas as qualidades e virtudes necessárias para exercer o sublime ofício de missionário. De fato, o Padre Pietro diz que não tenho vocação e, por isso, diz que  ficarei sem as minhas dificuldades   e sem o meu ministério., pois esse é infrutífero.. E eu francamente respondi: o bem não faz barulho e o barulho não é o bem. O bem se faz com a ajuda de Deus, quando Ele quer e da forma que Ele gosta. Excelência, diante do julgamento do Padre Pietro os meus superiores devem me expulsar. Expulse-me, Excelência, eu mereço. Terei merecido por ter usado de mau comportamento com meu superior local e por ter faltado com todas aquelas gentilezas e cuidados que o Padre Pietro merece. Mas digo que, não sou malicioso , nunca lhe faltei    com o devido respeito. Deus é minha testemunha. Suporto os desprezos e as injúrias em santa paz, mas não posso suportar as calúnias, porque ajudei minha pobre família e devo continuar a ajudá-la pelo menos até o final da primeira colheita. Anotei  tudo o que gastei com eles e o que gastarei com a ajuda nos próximos meses . Quando estiverem acomodados na terra, em breve estarão em condições de restituir tudo o que receberam de mim. Terei feito mal, mas em extremis omnia bona fiunt communia.

Perdoe-me, Excelência, abençoe-me e recomende-me a Deus porque realmente preciso.

Respeitosamente, beijo o sagrado anel implorando sua bênção pastoral.

Serei de Vossa Excelência um humilde filho.

Capoeiras, 16 de novembro de 1897.

Padre Antonio Seganfreddo.

 



Observações


Vamos acrescentar alguns textos para clarear alguns assuntos, por exemplo como era o trajeto para ir até Minas Gerais

-Por que ele escreveu “fiz isso por não ter meios para viver???

-Como era aqui no Brasil os comandos da Igreja, por exemplo, o bispo de Porto Alegre era o bispo do Rio Grande do Sul

-Quais as hipóteses de terem embarcado com passagem grátis? O que encontramos na lista de desembarque?:

-teriam eles assinado um contrato sem saber onde seria a sua destinação?

-Como ficou o trabalho dele na Missão?-

Fontes de Pesquisa:Arquivo da Congregação dos Padre Scalabrinianos em Roma

Livro: Raízes de Um Povo de Redovino Rissardo

Escritos de Dom Laurindo Ghizzardi-,Província de São Pedro do Rio Grande do Sul

Melhoria das cartas manuscritas- Fernanda do Canto

sábado, 21 de dezembro de 2024

CARTA MANUSCRITA DE 01 DE JANEIRO DE 1901- NARRA A MORTE DO PADRE PEDRO COLBACCHINI


 


A PARTE À ESQUERDA NÃO ME PARECE FAZER PARTE DESTA  CARTA MANUSCRITA

sexta-feira, 20 de dezembro de 2024

CARTA ONDE PADRE ANTONIO SEGANFREDDO NARRA A MORTE DO PADRE PIETRO COLBACHINI-português.italiano

 

Padre Antonio Seganfreddo escreve ao padre Rolleri sobre a morte  do padre Pedro Colbacchini-Fundador de Nova Bassano

Capoeiras  1 de fevereiro de 1901


Com muito pesar devo lhe comunicar uma triste notícia.

No dia trinta de janeiro  ás 10 horas da manhã faleceu o Padre Pedro Colbacchini.

Celebrou a missa pela manhã , depois deu ordens aos trabalhadores que estavam construindo a nova igreja . Lamentou -se que sentia dores no coração.. Em seguida dirigiu-se à casa, ementrou no quarto deitando-se na cama.


. Chamou a servente e falou-lhes”_Não chame ninguém , quero morrer sozinho  e sem ser perturbado.”A servente ao ouvir essas  palavras deu um grito. Os trabalhadores que estavam a apenas 50m de distância acorreram, mas ele já estava morto.

O padre Antonio Serraglia estava em viagem, a uns 40 km de distância e eu a 12 km, em Capoeiras.

O Padre Pietro Colbacchini no dia 27 de janeiro saiu a cavalo para  visitar uma capela a 20 km de distância e voltou no dia 29. O caminho que ele percorreu era uma trilha no meio do mato, desabitada, por isso correu o risco de morrer pelo caminho.

Vieram até mim dois mensageiros para me relatar o ocorrido e outros foram procurar o padre Antonio Serraglia. Eu parti imediatamente a cavalo, galopando e cheguei lá depois do meio dia, porém nada pude fazer pela vida do padre Pedro a não ser chorar e rezar pela sua alma.

Comecei a organizar tudo pois  estava tudo desordenado.Mandei chamar as autoridades e os colonos das linhas ao redor. Em poucas horas a praça e a Igreja estavam  cheias de pessoas . Eu dei início ao velório e rezamos .Aguardei até a meia noite esperando o padre Serraglia chegar, mas  nada ainda. No outro dia aguardei até às nove horas da manhã e ainda não havia chegado o padre Antonio Serraglia. Comecei os ritos fúnebres  rezando alguns Padre Nossos e outras orações , a missa a celebrei cantada, incluindo o Libera Me Domine e em seguida acompanhei o féretro  em procissão até   a sua  última morada .. . O túmulo já estava pronto e as autoridades  constatando morte natural haviam ordenado que era preciso sepultar o cadáver,pois já era meio dia. Eu não sabia o que dizer e nem o que fazer.  Repentinamente a multidão começou um murmúrio e depois a gritar em uníssono “- Padre Antonio, Padre Antonio!” Era ele mesmo que vinha a todo galope e parecia que o cavalo tinha asas nas patas.  Em um segundo o padre Antonio já estava ali entre nós. Foi um momento  terrível! Quando ficamos nós dois frente a frente começamos a chorar . Creio que até os piores inimigos do Padre Pedro teriam  chorado   nesta hora. !

O padre Antonio Serraglia quis ver pela última vez o vulto do Padre Pedro mas teve de descer até a cova. Abriram o caixão e ele depositou um beijo na fronte do Padre Pietro Colbacchini.

Depois de sete horas de viagem sem comer e debaixo de um sol escaldante subitamente o padre Antonio Serraglia sentiu-se mal e uma forte febre o acometeu. Eu temi pela vida dele.  Porém ja no outro dia a febre cedeu ele sentiu-se melhor e deixou o leito. 

Enquanto as autoridades estavam ali presentes procuramos o testamento do padre Pedro mas não encontramos nada. O agente consular queria bloquear os terrenos mas os colonos não quiseram, porque os mesmos como não havia testamento os consideraram já pagos… É um problema que vai me dar dor de cabeça ! Mas paciência! Faremos o melhor. Telegrafamos ao prior e vamos ver o que ele dirá. 

Reze por nós e faça rezar por nós!  Recomende-nos  ao sr bispo e aos nossos coirmãos.

Com estima e afeto 

 Padre Antonio Seganfreddo.

  


Observações:


O testamento que procuraram era um possível existente que o Padre Pietro Colbacchini teria feito determinando para quem ficariam os bens materiais, terrenos para a construção da Igreja lotes para o povoado pois comprou com o próprio dinheiro


Como o testamento não foi encontrado, segundo parecer de Vilmar Antonio Troian, uma hipótese é que teria deixado uma procuração assinada nas mãos de algum dos amigos colonos.


Também alguns citam que teria adquirido 70 hectares em terrenos, mas não encontramos comprovação.

a observação do padre Antonio Seganfreddo sobre “que o agente consular queria bloquear os terrenos mas os colonos não quiseram pois estes do momento da morte do padre Colbacchini ficariam grátis para eles” sugere que alguém teria comprado lotes para abrir comércio mas na ausência de herdeiros  e testamento não pagariam mais, caso tivessem comprado a prazo.

 Não encontrei nada sobre este assunto registrado  em pesquisa.


Sobre a inimizade do Padre Antonio Seganfreddo com o padre Pietro Colbacchini começou quando o primeiro não quis ir morar na futura Nova Bassano e quis permanecer em Capoeiras.Também os temperamentos eram diferentes. O Padre Antonio trabalhou por um bom tempo na abertura da estrada Buarque de Macedo e assim tinha mais facilidade em se misturar com os colonos .Não era de muita oração  mas de ação.


Sobre inimigos do padre Pedro li que nem todos os colonos concordavam com as decisões do Padre Pedro nos assuntos propostos e ele por sua vez como era o chefe da

missão não aceitava desobediência.





]Molto Rev. P.Rolleri

Capoeiras, 1 de febraio , 1901




Con sommo mio dispiacere devo partecipare  una triste notizia.

Al giorno trenta del gennaio alle ore dieci  a.m.cessava di vivere  il molto Rev..P.Pietro Colbacchini.

Celebró la stessa mattina Santa Messa , poi diede ordine ai lavoratori della nuova chiesa,; si lamentó  di avere delle trafitture (fitte) al cuore.Si allontanò di loro , entrò nella sua camera, si coricò  nel suo lettino ;  chiamó la servente  e ordinò alla moglie di andare in chiesa e pregare per lui  dicendole “-Non chiamare nessuno , voglio morire solo, non voglio essere disturbato. “ La servente a tale parole diede un grido , e i lavoratori , che erano lontani dal luogo appena  cinquanta metri accorsero , arrivati  era  già freddo cadavere . Il Padre Antonio Serraglia era lontano circa quaranta chilometri , io dodeci. Lo stesso padre Colbacchini era partito da Nova Bassano domenica, 27 dopo mezzo giorno ed era andato a visitare una cappella lontano  venti chilometri ed era tornato la sera del 29, ed il viaggio ha dovuto farlo sempre per sentieri  boschivi  con il pericolo di restare per viaggio.

Vennero da me due messi uno dopo l'altro a partecipare  all'infausta notizia e altri andavano a cercare il P.Antonio Serraglia . Io partii subito al galoppo così alla carriera , ed arrivai dopo mezzogiorno ma  senza nulla poter fare  al P.Pietro   in quanto al corpo , pregai piangendo nel  suffragio dell’anima sua.

Riordinai tutto alla meglio , perché  tutto  era disordine , mandai avvertire le autorità e ai coloni delle linee.

In poche ore la chiesa e la piazza  erano gremite di popolo. Approfitta del concorso  e diedi principio al vespero e altre preghiere. Aspettai ansioso fino alla mezzanotte  l'arrivo del P.Antonio ma inutilmente.  Alla mattina seguente aspettai fino alle ore nove ma il padre Serraglia non era ancora giunto . Cominciai l’ufficio con tre padreterni  e laudi, appunto colla speranza dell’arrivo del detto padre  Terminata la messa cantata , orazione funebre , Libera Me Domine, lo accompagnai  processionalmente all'ultima dimora , la tomba era ultimata , le autoritá avevano constatata la morte naturale,

Era giá mezzogiorno e le autorità avevano ordinato di calare nella tomba il cadavere.e del padre Antonio nessuna nuova. Ogni speranza era delusa, poi doveva coprirlo non  sapeva né che dire né che fare.

Tra la moltitudine si cominciò   sentire da prima un bisbiglio , poi ripetute grida: “-Padre Antonio, padre Antonio!’Era proprio lui che arrivava a passo battuto e sembrava che il cavallo avesse le ali  nei piedi.  In un istante giá era in mezzo a noi,

 Rev. P.. Rolleri  fu momenti terribili   che con la penna non si può descrivere, Quando ci siamo trovati di fronte noi due, è stato un momento che anche i peggiori nemici del P.Pietro Colbacchini hanno dovuto piangere.

Padre Antonio vuole vedere un'ultima volta il P. Pietro Colbacchini , ma ha dovuto calarsi nella tomba.  Aprirono  la cassa e egli stampó un bacio in fronte.

Il padre Antonio dopo sete ore del viaggio senza prendere cibo fece un sole caldissimo a quell'ora e in tale circostanza , subito dopo si senti malissimo , una potente febbre lo colpi sul momento ed io temevo per lui. L'ho lasciato oggi alle tre ore p.m. in buona salute Aveva lasciato il letto e la febbre dell tutto cessata.

Presenti le autorità abbiamo cercato il testamento ma nulla abbiamo trovato; cosi si teme andrá perduto . L’agente consolare voleva sequestrare tutto , ma i coloni non vollero , perché ,  questi terreni si sono ridotti loro a  gratis .Questi si sono grattacapi   di primo ordine.

.Pazienza , faremo al meglio..

Abbiamo telegrafato al priore vedremo che cosa risponderá . Preghi e faccia  pregare per noi , ci ricorda a Mon..Vescovo e confratelli, sono con tutta stima ed affetto.

P;Antonio Seganfreddo.

.

Osservazione

Alcune parole o frasi si rimettano a quel tempo, o sia può essere che non sono più in usanza

-revisione dei dubbi- Alessandro Seganfreddo

le ali ai piedi- maniera di dire..  si è un modo di dire corretto.

Libera me Domine- canto gregoriano. apropriado ai  funerali


fonte de pesquisa:

arquivo  geral dos padres scalabrinianos em Roma

Livro: Raízes de Um Povo de Redovino Rizzardo

melhoramento das cartas para leitura- Fernanda do Canto