GUERRA GUARANÍTICA

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A RESISTÊNCIA
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quarta-feira, 8 de janeiro de 2025

carta de 16 de novembro de 1897-Conta a viagem a Minas Gerais para trazer os pais e a família de Carlo para o Rio Grande do Sul

 16 de novembro de 1897



     Eccellenza .Reverendíssima 

      Ecco ai piedi dell’Eccellenza l’ultimo dei suoi missionari, abbattuto e fatto bersaglio prima della sventura e poi maltrattato e calunniato dal P.Pietro Colbacchini Eccellenza un colpo adverso ..di fortuna gettó sulla miseria la mia povera famiglia , e trovandosi questa in quella tristi condizioni , al quattro aprile corrente anno , partirono da Genova i miei vecchi genitori in compagnia di uno dei miei fratelli , il quale ha moglie e sette figli , la figlia maggiore ha soli quattordici anni . Si Imbarcarono con biglietto gratuito i li aveva per il viaggio soltanto duecento lire donate queste dal molto Rev, Don Antonio Cogo Arciprete di Mason, Provincia di Vicenza.Quando furono a Rio de Janeiro in vece di essere imbarcati per Rio Grande do Sul come era loro desiderio furono mandati da quelle autoritá nella provincia di Minas Gerais e dovettero rimanere .lavorando sotto un fazendero il quale appena pagava loro il …necessario per vivere. Mi scrissero , narrando la loro miseria e la loro schiavitú, domandandomi nel medesimo tempo aiuto e soccorso per amore di Dio. Di più , in quei dintorni infuriava la febbre gialla, e dove restarono c’erano tanti insetti che non li lasciavano né giorno né notte . Erano tanto tormentati che i loro corpi erano diventati tutta una piaga. Testimone oculare del loro stato é il padre Mario Simoni. Sapendo questo scrissi . .al P Pietro che era da me lontano , facendogli capire anche le lettere , domandando licenza di andare a prenderli. Mi rispose che dal conto suo non me permetteva mai ;vuole peró che andassi da lui . MI fece una lettera da portare alla direttoria della Colônia. La prese senza dire nulla e spinto anche dal padre Serraglia e dal vicario de Alfredo Chaves Don Matteo Pasquali , parti lo stesso ai due de luglio e tornai ai otto di settembre, Noti peró che se tardava ancora una ventina de giorni , non potevano più partire , perché terminava il tempo concesso dal governo ai coloni per la scelta .della loro dimora, .passato il quale i coloni non sono piu padroni di cambiare luogo...Prima di partire dalla Capoeiras trovai in prestito 400 mila reis pari 320 lire italiane e non bastando queste per le spese di viaggio , altri 500 mila reis ,pari .lire 400 italiane , ne le mandó i miei compagni di San Paolo -Ipiranga così, ´potrei trasportare la mia famiglia fino a Porto Alegre. I miei genitori , il padre con ottant'anni e la madre con 70, li ho lasciati al San Giovanni Montenero, ai due settembre in buonissima salute non potendo condurli in Colônia a causa del cattivo tempo e della strada impraticabili , io parti lo stesso camminando tre giorni sotto una pioggia torrenziale , e aveva con me il fratello con cinque figli. Se dico il vero , Eccellenza fu proprio provato le pene del purgatorio , per non dire quelle dell’inferno. Pacienza son arrivato , non in buona salute ma almeno ancor vivo. Ho fatto questo per mancanza di mesi per vivere . Questi eccessi mi hanno proprio sconcertato tutto l'organismo , e avendo avuto una .artrite a Piacenza ora dopo queste prove ho le ossa indolorite , anzi non potrei fare viaggio. Le dico questo perché prima di partire di San Paolo -Ipiranga i miei compagni di là mi pregarono di ritornare a loro, dicendomi che faranno a Vostra Eccellenza relativa domanda. Ma sì .caso per ora mi imponesse in voti di santa obbedienza di andare , non potrei farlo , per ragioni di salute. Apena tornato il P.Pietro mi scrisse una lettera ingiuriosa e calunniatrice , avvertendomi che non mi vuole piu sotto la sua autorità. |Mi disse di aver scritto a V.Eccellenza e al Monsenhor Vescovo di Porto Alegre e che io intanto aspettasse la decisione di mia sorte dai miei superiori. Io sono imputato dal Colbacchini di due enormi delitti , il primo che senza sua esplicita licenza parti , sono andato a liberare dalla schiavitu e dalla miseria i miei vecchi genitori . Il secondo , perché son ben venuto dai coloni , e preferito a lui. Che colpa ne ho io , se la mia famiglia si trovava e si trova nella più squallida miseria? Quale colpa , se i coloni mi vogliono bene e mi preferiscono senza alcun merito , a lui? Queste sono le mie mancanze .egli poi ne aggiunge dalle altre da lui inventate , e ne sono testimoni tre vicari di questi dintorni : Don Giovanni ..Fronquetti.di Contedeo., Don Giovanni Menegotto , di Bento Gonçalves , Don Matteo Pasquali di Alfredo Chaves senza contare poi le .migliaia di famiglie , le quali sono disposte a testimoniare a mio favore.Questo benedetto uomo .del Colbacchini non so proprio come prenderlo .Sempre me calunnia e dice: che io dico male di lui , mentre non é vero. E va ..dai coloni e dice: che sono io a causa perché tratto familiarmente con loro. Fu anche minacciato mentre io ero a Porto Alegre e dice che la causa sono io. Mi ha fatto chiamare del vescovo imputando che non pago le tasse prescritte. Dice che non so la morale , e dovete fare gli esami . Confratelli di questa qualità non mi vanno bene. In quanto poi che il P.Pietro quando furono presentato ai coloni , cioé presentato la prima volta con una area da Gran Sultano dei Tartari e poi vuole che ne dicono bene. Monsenhor Vescovo di Porto Alegre , poi me acolge con caritá , e dopo di aver sentito non da me ma da coloro che mi accompagnarono come stanno le cose me rimandò al mio posto , imponendo a Don Pietro di lasciarmi in pace .col dire:”-voi mancate di caritá con i vostri dipendenti.”.Queste son cose che a me non piacciono . Se questo benedetto uomo mancasse qualche volta di caritá , ma manca di creansa e di civiltà.. Ho quarantasei anni , a quattordici ho lasciato la scuola per mancanza di mesi , sono andato a guadagnarmi il pane in casa altrui. vissi con ogni sorta di individui ma non ho mai incontrato .originale simile. Ha detto a alcuni coloni il P.Antonio Seganfreddo assolutamente lo voglio via del territorio di Alfredo Chaves , e sarà anche scacciato dalla Congregazione , sarà richiamato in Italia e non. porrá mai i piedi in America. . Le avró concesso dei delitti , i miei superiori avranno ragione di far questo , altrimenti non lo potranno fare ;giusto la condizione parta da me ancor prima dei voti. e acetta della V.Eccellenza .queste non le con proprie parole : non ho nessuna difficultá per fare i voti perpetui , ma siccome che io ho viaggiato tanto al lungo della mia vita domando di essere mandato nel territorio di Alfredo Chaves , e la terminare miei giorni, senza esser rimandato altrove. Tutto fu combinato ora per accontentare un. incontentabili , credo che i Rev miei superiori non lo faranno. Io peró merito tutti i disprezzi , e merito di essere messo nel ultimo posto perché ..non sono buono a nulla , servo inutile, un povero miserabile , mancante di tutte quelli doti e virtú necessarie per svolgere ..il sublime officio missionario . Infatti P.Pietro dice che non ho vocazione e per questo dice :che restaró senza le mie fatiche e il mio ministero. é senza frutto. Ed io francamente risposi : : che il bene non fa rumore e il rumore non è bene. Il bene se fa coll’aiuto di Dio , e quando vuole Lui , e nel modo che a Lui piace .Eccellenza dietro il giudizio del P. Pietro voi .dovrebbe scacciarmi. Mi scacciate pure Eccellenza  lo merito. Lo avró meritato per aver .usato di cattivo comportamento verso il mio superiore locale , e per aver mancato di tutte quele gentileze e riguardi che…merita il P.Pietro, Ma dico .che con malizia non fu mai mancato dei dovuti rispetti. Dio mi é testemonio . I disprezzi e le ingiurie le sopporto in santa pace , ma le calunnie non posso perché ho aiutato la mia povera famiglia , e devo ancora aiutarla almeno fine del primo raccolto . Ho .fatto conto di tutto ciò che ho speso per loro,e ..conto di quello che spenderó per il aiuto in .questa circostanza ..quando sara accomodata nel terreno , essa sarà in ..breve tempo in graddi di fare la restituzione di tutto. ciò che ha ricevuto da me .Avrò fatto male ma in estremis omnia bona fiut communia. Mi perdoni Eccellenza….mi benedica mi raccomandi a Dio perche ne ho proprio bisogno. Rispettosamente le baccio il sacro anello implorando la sua pastorale benedizione. Saro dell'Eccellenza umile figlio. Capoeiras.16 novembro 1897. P.Antonio Seganfreddo.




Osservazione:

in estremis omnia bona fiut communia - Tutti i beni diventano comuni in caso di  estrema  necessitá

Questa lettera l'ho scritta conforme il nostro antenato missionario scalabriniano padre Antonio Seganfreddo  la ha scritta con le medesime parole  e puó essere che non le sia più in usanza nei giorni attuali. Anche devo dire che puó essere qualche sbaglio visto che lui era ammalato.

Interpretação


Capoeiras, dia 16 de novembro de 1897

Excelência Reverendíssima

Don Giovanni Battista Scalabrini

Piacenza-Itália


   Eis aos pés de Vossa Excelência o último de seus missionários, abatido e alvo primeiramente  da desventura e depois maltratado e caluniado pelo Padre Pietro Colbacchini. Excelência, um golpe adverso  lançou na miséria minha pobre família e, encontrando-se esta nessas tristes condições, em 4 de abril do corrente ano, partiram de Gênova meus velhos pais em companhia de um dos meus irmãos, que tem esposa e sete filhos, sendo a filha mais velha com apenas catorze anos. Embarcaram com passagem  gratuita , tendo para a viagem apenas duzentas liras, doadas pelo muito Reverendíssimo Don Antonio Cogo,  Arcebispo  de Mason, Província de Vicenza. Quando chegaram ao Rio de Janeiro, ao invés  de serem embarcados para o Rio Grande do Sul, conforme desejavam, foram mandados por aquelas autoridades para a província de Minas Gerais, onde tiveram que permanecer trabalhando sob um fazendeiro que mal  lhes  pagava o necessário para viver.

Escreveram-me, narrando sua miséria e escravidão, pedindo-me ao mesmo tempo ajuda e socorro pelo amor de Deus. Além disso, nos arredores grassava a febre amarela e onde estavam havia tantos insetos que não os deixavam em paz nem de dia nem de noite. Estavam tão atormentados  pelos insetos que seus corpos se tornaram  chagados  ..Testemunha ocular de como os encontrei  é  o padre Mario Simoni. Sabendo disso, escrevi ao Padre Pietro, que estava  em outra região (Nova Bassano), mostrando-lhe as cartas que recebi  e solicitei  licença para  ir  buscá-los. Ele respondeu que, de sua parte, jamais permitiria que eu fosse buscá-los onde estavam , contudo, queria que eu fosse até ele .Fui.  Fez-me uma carta para levar à diretoria da Colônia. Peguei a carta e  sem dizer nada  voltei e encorajado pelo  pelo Padre Serraglia e pelo vigário de Alfredo Chaves Don Matteo Pasquali, parti no dia 2 de julho e voltei em 8 de setembro. Esclareço também ,  que se eu tivesse demorado mais uns vinte dias, eles não poderiam mais partir, pois acabaria  o tempo concedido pelo governo daquela Província aos colonos para escolherem novo destino  , após o qual os mesmos  não poderiam mais optar ir para outra localidade. Antes de partir de Capoeiras, consegui emprestados 400 mil réis, equivalentes a 320 liras italianas, e, como isso não bastou para as despesas de viagem, outros 500 mil réis, equivalentes a 400 liras italianas, enviados pelos meus companheiros de São Paulo-Ipiranga. Assim, pude transportar minha família até Porto Alegre. Meus pais, o pai com oitenta anos e a mãe com setenta, deixei-os em São João de  Montenegro, no dia 2 de setembro, em ótima saúde, porém  não pude levá-los comigo  para a Colônia devido ao mau tempo e às estradas intransitáveis.  Eu parti a pé, caminhando por três dias sob uma chuva torrencial, com meu irmão e  cinco dos seus   filhos.

Digo a verdade, Excelência, experimentei as penas do purgatório, para não dizer as do inferno. Paciência, cheguei não em boa saúde, mas pelo menos ainda vivo. Fiz isso por falta de meios para viver. Esses excessos abalaram todo o meu organismo e, tendo tido artrite em Piacenza, agora, após essas provações, sinto dores nos ossos, ao ponto de não conseguir viajar. Digo-lhe isso porque, antes de partir de São Paulo-Ipiranga, meus companheiros de lá me pediram que voltasse para eles, dizendo-me que fariam a Vossa Excelência o pedido relativo. Mas, por ora  mesmo que  me impusesse em votos de santa obediência para ir, não poderia fazê-lo por razões de saúde. Ao voltar, o Padre Pietro escreveu-me uma carta injuriosa e caluniosa, avisando-me que não me queria mais sob sua autoridade. Disse que havia escrito a Vossa Excelência e ao Monsenhor Bispo de Porto Alegre e que eu aguardasse a decisão  dos meus superiores  decidirem  qual destino me  dariam.  . Sou acusado pelo Padre Colbacchini de dois enormes delitos: o primeiro, que, sem sua licença explícita, parti para libertar da escravidão e da miséria meus velhos pais. O segundo, porque sou bem-vindo pelos colonos e preferido a ele. Que culpa tenho eu se minha família estava e está na mais absoluta miséria? Que culpa tenho eu , se os colonos me querem bem e me preferem sem qualquer mérito   meu , a ele? Estas são minhas faltas. Ele ainda acrescenta outras inventadas  e são testemunhas três vigários destas redondezas: Don Giovanni Fronquetti, de Conde D”Eu Don Giovanni Menegotto, de Bento Gonçalves; Don Matteo Pasquali, de Alfredo Chaves; sem contar as milhares de famílias que estão dispostas a testemunhar a meu favor. Este bendito homem, o Padre Colbacchini, não sei realmente como trata-lo  . Sempre me calunia e diz que falo mal dele, o que não é verdade. Vai  até os  colonos e diz que a culpa é minha por tratar familiarmente com eles. Foi também ameaçado enquanto eu estava em Porto Alegre, e ele diz que a culpa é minha. Escreveu ao   bispo,( de Porto Alegre)  acusando-me de não pagar as taxas prescritas. Diz que não sei a  moral, e devo fazer os exames novamente para certificá-lo que posso exercer meu ministério. Confrades dessa qualidade não me agradam. Quando o Padre Pietro foi apresentado aos colonos, pela primeira vez, apresentou-se com  um ar de Grande Sultão dos Tártaros, e depois quer que falem bem dele.

   O Monsenhor Bispo de Porto Alegre me recebeu com caridade e, depois de ouvir não a mim , mas aqueles que me acompanharam, como estavam as coisas, mandou-me de volta ao meu posto, impondo ao Padre Pietro que me deixasse em paz, dizendo: "Você falta com a caridade com seus dependentes." Estas são coisas que não me agradam. Se este bendito homem faltasse alguma vez com a caridade  somente , mas falta com a educação e a civilidade. Tenho quarenta e seis anos, aos quatorze deixei a escola por falta de meios e fui ganhar o pão na casa dos outros. Vivi com todo tipo de pessoas, mas nunca encontrei original semelhante. Disse a alguns colonos:”- o Padre Antonio Seganfreddo eu o quero  fora do território de Alfredo Chaves, e será  expulso da Congregação, e chamado de volta à Itália e nunca mais porá  os pés na América. Se acaso   cometi delitos, meus superiores terão razão para chamar-me  de volta para a Itália , caso contrário, não poderão fazê-lo. Mesmo porque   a decisão deve  partir  de mim antes mesmo de fazer os  votos. Digo- vos   estas palavras: "Não tenho dificuldade em fazer os votos perpétuos, mas, como viajei tanto ao longo da minha vida, peço para ser mandado ao território de Alfredo Chaves e lá terminar meus dias, sem ser enviado para outro lugar. Tudo foi premeditado  agora para satisfazer um insatisfeito, acredito que meus superiores  não farão isso. Eu, porém, mereço todos os desprezos e mereço ser colocado no último lugar porque não sou bom para nada, servo inútil, um pobre miserável, carente de todas as qualidades e virtudes necessárias para exercer o sublime ofício de missionário. De fato, o Padre Pietro diz que não tenho vocação e, por isso, diz que  ficarei sem as minhas dificuldades   e sem o meu ministério., pois esse é infrutífero.. E eu francamente respondi: o bem não faz barulho e o barulho não é o bem. O bem se faz com a ajuda de Deus, quando Ele quer e da forma que Ele gosta. Excelência, diante do julgamento do Padre Pietro os meus superiores devem me expulsar. Expulse-me, Excelência, eu mereço. Terei merecido por ter usado de mau comportamento com meu superior local e por ter faltado com todas aquelas gentilezas e cuidados que o Padre Pietro merece. Mas digo que, não sou malicioso , nunca lhe faltei    com o devido respeito. Deus é minha testemunha. Suporto os desprezos e as injúrias em santa paz, mas não posso suportar as calúnias, porque ajudei minha pobre família e devo continuar a ajudá-la pelo menos até o final da primeira colheita. Anotei  tudo o que gastei com eles e o que gastarei com a ajuda nos próximos meses . Quando estiverem acomodados na terra, em breve estarão em condições de restituir tudo o que receberam de mim. Terei feito mal, mas em extremis omnia bona fiunt communia.

Perdoe-me, Excelência, abençoe-me e recomende-me a Deus porque realmente preciso.

Respeitosamente, beijo o sagrado anel implorando sua bênção pastoral.

Serei de Vossa Excelência um humilde filho.

Capoeiras, 16 de novembro de 1897.

Padre Antonio Seganfreddo.

 



Observações


Vamos acrescentar alguns textos para clarear alguns assuntos, por exemplo como era o trajeto para ir até Minas Gerais

-Por que ele escreveu “fiz isso por não ter meios para viver???

-Como era aqui no Brasil os comandos da Igreja, por exemplo, o bispo de Porto Alegre era o bispo do Rio Grande do Sul

-Quais as hipóteses de terem embarcado com passagem grátis? O que encontramos na lista de desembarque?:

-teriam eles assinado um contrato sem saber onde seria a sua destinação?

-Como ficou o trabalho dele na Missão?-

Fontes de Pesquisa:Arquivo da Congregação dos Padre Scalabrinianos em Roma

Livro: Raízes de Um Povo de Redovino Rissardo

Escritos de Dom Laurindo Ghizzardi-,Província de São Pedro do Rio Grande do Sul

Melhoria das cartas manuscritas- Fernanda do Canto

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